FANTASTIC BESTIARY
Lo spunto per il “fantastic bestiary” nasce per caso. Mentre lavoravo ad un progetto di papercutting, con la sagoma vuota di un animale mi feci un selfie con la webcam del computer e fu un’illuminazione. Il caso aveva prodotto un’immagine nell’immagine e, a seconda di dove mettevo a fuoco lo sguardo, notavo il volto o l’animale, un po’ il principio del vaso di Rubin.
Il lavoro successivo è stato trovare un fil rouge per imbastire il progetto – e gli animali sono da sempre uno spazio di creatività e di significato, tra zoomorfismo e antropomorfismo – ma soprattutto è stato “guidare il caso”, perché in “fantastic bestiary” la differenza tra una foto riuscita e una foto improbabile è spesso questione di un millimetro, di un impercettibile movimento, di un attimo da cogliere al volo.
L’eccitazione che mi provoca lavorare al “fantastic bestiary” è in questo: quando riesco a cogliere quel momento in cui sagoma e volto si incrociano, si fondono, mi sembra di aver provocato una magia. E credo sia proprio questa magia che colpisce chi guarda le foto: la perfetta corrispondenza tra un ciuffo di capelli e la coda di un lupo, la curva di un naso col mento di un leone, e spesso la corrispondenza del soggetto ritratto con l’ “anima” dell’animale scelto per lui.